L’arrivo delle griffes del vino italiano in Oltrepò potrebbe non esaurirsi con le acquisizioni di Berlucchi e Masi in valle Versa. Oltre all’interessamento da parte di una storica azienda astigiana per tre importanti proprietà situate a Calvignano e Pietra de’ Giorgi, tra le colline pavesi si discute anche dell’ormai prossima asta per la fallita cantina cooperativa di Canneto Pavese e di alcuni big veneti e piemontesi pronti a presentare un’offerta di acquisto.
Alla prima asta, nel maggio scorso, la cantina era stata posta in vendita a un costo di 3,3 milioni di euro, con offerta minima a 2,5 milioni ma era stata presentata alcuna offerta. Al seconda asta il prezzo sarà ribassato del 30%, con un’offerta minima di 1,8 milioni. Le proposte per acquisire l’intero complesso di 25mila metri quadrati, il marchio e i beni strumentali con macchinari e attrezzature per la produzione del vino, impianti, arredi e macchine da ufficio, dovranno essere presentate tra il 12 e il 17 ottobre. Nonostante ci sia ancora tempo, secondo le indiscrezioni emerse sembra che al momento siano almeno 4 le realtà interessate a rilevare la vecchia cantina sociale.
Oltre a una cordata locale, si parla di 3 importanti aziende, due venete e una piemontese, pronte a farsi avanti. La zona, terra d’elezione per le uve pinot nero per gli spumanti e moscato, del resto, è rinomata per la qualità delle sue produzioni. Nella vendita della cantina sperano ovviamente i circa 150 agricoltori soci vhe vantano crediti per 6 milioni di euro per le uve conferite nelle vendemmie 2019 e 2020, in totale circa 120mila quintali.
Oltre a loro, tra i creditori figurano l’Agenzia delle Entrate, le banche per cambiali agricole e mutui e fornitori di beni e servizi. In tutto i debiti accumulati dalla cooperativa negli ultimi, difficili anni, segnati da una clamorosa inchiesta giudiziaria iniziata nel 2018 e chiusa ad ottobre 2022 con 35 indagati per frode: secondo l’accusa, con la complicità di enologi, produttori e mediatori i vertici della cantina avrebbero fatto entrare in uve di tipologie diverse da quelle dichiarate nelle bolle, per poi vendere il vino con certificazioni come Doc, Igt e Bio.
Gli indagati devono rispondere, a vario titolo, di associazione per delinquere, frode in commercio e contraffazione di etichette. Il processo dovrebbe iniziare a breve.