Bella ciao, la canzone simbolo dei partigiani, viene intonata da chi oggi contesta la costruzione del Museo Nazionale della Resistenza. O almeno, la sua attuale versione. Contraddizione in termini, dirà qualcuno. Non esattamente.
Sotto al grande glicine di Piazza Baiamonti, davanti ai quattro tigli di Lea Garofalo, comitati, associazioni, politici e semplici cittadini si sono riuniti in presidio per dire ‘no’ a ciò che potrebbe far scomparire queste piante e questa macchia di verde della città e chiede di modificare il progetto della seconda piramide, affinché il museo della Resistenza e il glicine possano convivere.
La giornata di lunedì doveva essere quella della consegna delle aree di cantiere da chi le ha avute in gestione sino ad ora, ossia il Circolo dei Combattenti e Reduci e l’associazione Giardini in Transito, a chi dovrà consegnarle allo sviluppatore del progetto, ossia il Comune e il Ministero della Cultura.
Tutto però è slittato. La nuova data quella di mercoledì 31 maggio. Un rinvio – forse non l’ultimo – che per molti, da queste parti, vale una mezza vittoria.
Una battaglia che è diventata anche bipartisan.
A partecipare al grande abbraccio umano al glicine, anche uno dei personaggi pubblici che nelle scorse settimane si è esposto in difesa del grande rampicante.