È atteso mercoledì all’esame della Conferenza Stato-Regioni il “Piano Straordinario di catture dei cinghiali e Eradicazione della malattia” scritto dal commissario straordinario alla Peste suina africana Vincenzo Caputo. Tra gli obiettivi del nuovo piano viene definito anche il numero dei dei cinghiali che dovrebbero essere abbattuti per mettere al sicuro il comparto suinicolo nazionale: 650mila esemplari nel 2024, il doppio di quanto previsto in precedenza.
Ma vengono anche definite le aree “non vocate”, ovvero quelle in cui anche un solo cinghiale è di troppo e dovrebbe essere eliminato: ovvero centri abitati e distretti suinicoli. È l’ultimo atto atteso a breve di fronte al lento e inesorabile diffondersi del virus. Dopo il terzo cinghiale infetto trovato in Oltrepò, nella zona di Montesegale, infatti la Psa è entrata anche negli allevamenti di maialli, a Montebello della Battaglia e, in maniera più massiccia, a Zinasco dove sono già tre gli allevamenti coinvolti, con oltre 10mila animali destinati all’abbattimento e allo smaltimento: l’ultimo focolaio riguarda un agriturismo con circa 4mila capi.
Ats sta monitorando la situazione, verificando l’abbattimento dei capi, il commercio laddove non ci siano focolai accertati e soprattutto provando a tracciare la provenienza dell’infezione e i possibili sviluppi, dato che prima di scoprire i focolai molti maiali potenzialmente infetti sono stati venduti e consegnati a vari macelli in Lombardia, Emilia Romagna e Veneto.
Le zone di sorveglianza dei selvatici per ora restano prerogativa dell’Oltrepò, dato che nel Pavese e in Lomellina finora non sono stati segnalati cinghiali infetti, ma, fa notare qualcuno, forse non sono stati nemmeno cercati con attenzione. Il dibattito tra autorità regionali e associazioni ambientaliste intanto si fa sempre più aspro: per Legambiente, ad esempio, la caccia peggiorerebbe le cose perché a fronte di un numero relativamente basso di animali abbattuti, quelli che restano si disperdono in zone sempre più ampie del Nord Italia.