I primi a pagare per la crisi del Clir sono stati i dipendenti, senza stipendio ormai da due mesi. Ora sta toccando ai comuni, i cui conti correnti sono stati pignorati dai creditori di Clir. È solo questione di tempo perché tutto ciò finisca per ripercuotersi sui cittadini. Un video-denuncia è stato recapitato alla nostra redazione: lo ha girato un dipendente Clir, a cui garantiremo l’anonimato.
È un viaggio nella sede di Parona, ormai deserta, che mostra gli sprechi causati dal fermo delle attività. Clir, a causa della sua crisi finanziaria, non è più operativo dai primi di luglio, anche se già nelle settimane precedenti i servizi si erano parecchio ridotti. Il capannone è pieno di mezzi, quasi tutti praticamente nuovi, che giacciono inutilizzati.
Mezzi all’avanguardia. Una dotazione di qualità maggiore rispetto a quella delle aziende che ora hanno sostituito Clir nel servizio nei comuni lomellini, e che anzi hanno il problema di non avere una sede in zona. Qui, invece, c’è addirittura un’officina con un fornito magazzino ricambi, per effettuare velocemente in autonomia le riparazioni in caso di guasti.
A proposito dei cambi di gestione nel servizio di raccolta, stanno giungendo innumerevoli segnalazioni. Problemi si sono verificati nei comuni che erano serviti da Clir e che ora hanno un nuovo gestore, come era prevedibile. I disservizi, però, si sono verificati anche in altri comuni, dove le ditte private operavano già in appalto o in subappalto: avendo acquisito un gran numero di nuovi clienti nel giro di pochi giorni, non sono riuscite ad adeguare l’organizzazione del lavoro. I contraccolpi, quindi, si sono avvertiti anche in comuni che nulla c’entrano con Clir, ma dove operano le stesse aziende, con mancate raccolte di rifiuti o zone “saltate” dai giri del porta a porta. Problemi derivanti da difficoltà di personale (dato che meno della metà dei dipendenti Clir sono stati assorbiti dalle aziende private che ne hanno ereditato gli appalti) ma anche di mezzi, e qui torniamo con le immagini del rimessaggio della sede di Parona.
Aprendo la porta e uscendo all’esterno, si arriva alla piazzola ecologica: anch’essa, essendo l’azienda ferma, non sta funzionando, facendo mancare un servizio ai comuni del circondario. La stessa sede, inaugurata nel 2011, comincia a preoccupare: da tempo la manutenzione è assai carente, e ora, con l’abbandono pressoché completo, potrebbe ulteriormente degradarsi.