“Ci giochiamo tutto nel giro di 7-8-9 giorni. Dobbiamo gestire al meglio la poca acqua che abbiamo per limitare i danni, ma i danni, ne siamo certi, ci saranno”. Così l’assessore regionale alla montagna, Massimo Sertori, alla riunione straordinaria della commissione regionale agricoltura sull’emergenza siccità. La Regione si è posta la priorità di salvare il primo raccolto, ma non è detto che ce la si faccia. L’ultimo dato dell’autorità di bacino del fiume Po indica che oggi manca il 60% di acqua rispetto alla media degli ultimi quindici anni.
La situazione è leggermente migliorata per i laghi di Como e Iseo, grazie ai rilasci dai bacini idroelettrici, ma anche quest’acqua, che comunque per ovvie ragioni non arriverà a bagnare la provincia di Pavia, non sarà sufficiente per le necessità dell’agricoltura. Sertori ha escluso, nonostante le richieste delle opposizioni, di dichiarare lo stato di emergenza: si tratta di una modalità, ha spiegato l’assessore, che porterebbe a privilegiare gli usi civili e quindi, paradossalmente, potrebbe portare meno acqua all’agricoltura. Diverso è invece lo stato di calamità, che permetterebbe degli indennizzi, ma di questo si parlerà una volta fatta la conta dei canti, perché è una questione di risarcimenti da valutare a posteriori.
Il presidente Attilio Fontana, attualmente a Bruxelles, ha escluso razionamenti dell’acqua per uso civile e ha fatto sapere che sono in corso trattative con il Canton Ticino per un maggiore rilascio di acqua dai bacini idroelettrici svizzeri per il lago Maggiore. Mercoledì è in programma la conferenza Stato-Regioni: la Lombardia chiederà di destinare dei fondi dal Pnrr per interventi strutturali, come ad esempio la creazione di invasi per la raccolta dell’acqua piovana. “Siamo in una crisi evidente, ma credo che queste crisi si ripeteranno nei prossimi anni e bisogna agire di conseguenza”, ha commentato l’assessore Sertori.