Venerdì primo aprile, dopo un mese e mezzo, Luca (usiamo un nome di fantasia per rispettare l’anonimato), potrà tornare al lavoro. Luca vive in Lomellina, ha più di 50 anni e non è vaccinato contro il Covid. Non è un no-vax, ci tiene a sottolinearlo. Non ha fatto il vaccino perché, dall’ultimo esame effettuato un paio di settimane fa, ha un livello di anticorpi superiore di oltre 15 volte rispetto a quello che, in media, viene garantito dal vaccino. Il medico del laboratorio dove è stato effettuato il test era convinto che avesse il Covid in corso, ma il tampone (scena che Luca è ormai abituato a vedere) era negativo.
Luca il Covid lo ha avuto a marzo 2020. È stato malissimo. Si è trovato nella peggiore situazione possibile: gli ospedali erano pieni, venivano ricoverati solo i pazienti gravissimi. Lui era grave, ma c’erano troppe persone più gravi di lui, nei reparti non c’era posto. Luca vive da solo. Si è aggrappato alle telefonate con il medico che, dall’altra parte della cornetta, gli dava indicazioni per fare esercizi di respirazione e superare le crisi. È stata durissima, ma ce l’ha fatta e ora sta bene. Il suo corpo ha reagito in maniera particolare: ha sviluppato un livello altissimo di anticorpi che, a differenza di quanto accade abitualmente, non è andato disperdendosi ma è rimasto. Una bellissima notizia per la sua salute, che, però, gli ha comportato enormi problemi da quando è stato introdotto il green pass.
Niente locali pubblici, niente cinema, niente concerti. “Sono mesi che non posso nemmeno prendermi un caffé al bar”, racconta Luca. Il vaccino non lo ha fatto perché i medici gli hanno detto che, con quei livelli di anticorpi, non era consigliato. Per la burocrazia, però, quelle ragioni non valevano. Avendo più di 50 anni, con l’introduzione dell’obbligo vaccinale, dal 15 febbraio non ha più potuto andare al lavoro. Venerdì, finalmente, potrà tornare, ma dovrà comunque fare tre tamponi a settimana perché rimane in vigore la regola del green pass base. Non solo: dopo aver perso un mese e mezzo di stipendio, Luca potrebbe da un momento all’altro ricevere la multa da 100 euro prevista per gli ultracinquantenni non vaccinati. Si comprende, quindi, perché Luca, raccontandoci la sua storia, abbia preferito rimanere anonimo.
“Qualche medico me lo ha detto chiaramente – ci ha riferito –: l’unico motivo per cui lei dovrebbe fare il vaccino è la burocrazia”. Luca sta cercando un infettivologo che voglia analizzare il suo caso, potenzialmente interessante sotto l’aspetto clinico, e capire quanta gente è nelle sue stesse condizioni: l’attesa della progressiva caduta delle restrizioni per poter riprendere una normalità che gli è stata negata.