“In sei mesi va eradicato il cinghiale dalla provincia di Pavia”. È il perentorio obiettivo che si è posto il commissario straordinario alla peste suina, Vincenzo Caputo, intervenuto alle commissioni regionali congiunte Sanità e Agricoltura. “Non intendo su tutto il territorio – ha specificato – ma nei centri urbani e nei distretti suinicoli non dovrà più essere presente un solo cinghiale”.
Questo il piano, quindi, per evitare un’ulteriore proliferazione di contagi da peste suina africana sul territorio. Un’azione, ha spiegato il commissario, per salvare il settore delle carni di suino lavorate, di cui l’Italia è il maggiore esportatore in Europa e uno dei principali al mondo. Negli otto focolai individuati al momento in Lombardia, ha riferito l’assessore regionale al Welfare Guido Bertolaso, si è proceduto all’abbattimento di quasi 34.000 suini.
Tornando ai cinghiali, sarebbe “inutile costruire barriere – ha ammonito il commissario Caputo – perché basterebbe un cancello dimenticato aperto per vanificare qualsiasi recinzione”. Si sta già procedendo, quindi, con un piano di abbattimento cinghiali che avrà carattere sanitario. Nei prossimi giorni, ha fatto sapere Caputo, arriveranno i cani molecolari ad aiutare chi attualmente, sotto incarico di Ats, si sta occupando della caccia. L’eradicamento dei cinghiali è uno dei due binari su cui si sta muovendo l’azione commissariale. L’altro riguarda il controllo del rispetto delle norme sulla biosicurezza.
Caputo ha detto che gli allevamenti dovranno essere “come degli ospedali”, affermando che non saranno tollerate condotte tali da mettere a rischio gli allevamenti. Il commissario è stato molto duro nel commentare i presunti casi di allevatori che, non segnalando i casi sospetti, avrebbero facilitato la diffusione del virus: se condannati dal tribunale, oltre alla causa penale, andrebbero incontro a una maxi richiesta di risarcimento danni.