Si fanno sempre più pressanti le richieste delle associazioni ambientaliste in merito alle analisi sulle possibili ricadute della messa in funzione impianto di essiccamento fanghi presso il termovalorizzatore di Parona. Le associazioni insistono sull’assenza di una approfondita valutazione di incidenza nel procedimento di autorizzazione che prenda in esame la situazione della garzaia di cascina Portalupa, zona speciale di conservazione di interesse comunitario situata a meno di due chilometri dallo stabilimento. Il Parco del Ticino, in sede di conferenza dei servizi, ha messo nero su bianco come le ricadute sulla zona protetta siano da considerarsi “quasi nulle”.
Secondo l’associazione Sostenibilità Equità Solidarietà non basta il parere del Parco ma occorre che Lomellina Energia, proprietaria del termovalorizzatore, produca un’apposita analisi, la valutazione di incidenza, e che Regione e Parco esprimano le loro considerazioni solo dopo questa analisi. Nelle scorse ore l’associazione Futuro Sostenibile in Lomellina, insieme a Sostenibilità Equità Solidarietà, ha mandato una richiesta scritta alla Regione.
Nella lettera si evidenzia come, nel parere del Parco del Ticino, dapprima si sostenga che il nuovo impianto non provochi particolari effetti su aria, vegetazione e fauna, per poi però chiedere monitoraggi futuri da attuarsi dopo la messa in funzione dello stabilimento in quanto la garzaia è da considerarsi “obiettivo sensibile”. Le associazioni chiedono, anche facendo riferimento alle ultime variazioni normative introdotte lo scorso mese di marzo, se è stato fatto un apposito lavoro di screening sulle possibili ricadute dell’impianto di essicamento fanghi sulla zona speciale di conservazione e quali interventi si vogliono attuare per monitorare quanto l’impianto possa condizionare il fragile equilibrio ambientale della garzaia di cascina Portalupa.
Il tempo, intanto, stringe: venerdì in Regione è prevista una nuova conferenza dei servizi, e potrebbe essere l’ultimo atto prima dell’autorizzazione definitiva.