È partita una denuncia alla Commissione europea sulla questione dell’autorizzazione all’impianto di essiccamento fanghi presso il termovalorizzatore di Parona. A inviarla è stato Renato Soffritti, consigliere comunale di minoranza nel paese lomellino. La denuncia alla Commissione europea richiama alcune delle rivendicazioni mosse negli ultimi mesi da varie associazioni ambientaliste.
La tesi sostenuta nel documento, inviato sabato scorso e protocollato dalla direzione generale Ambiente di Bruxelles lunedì pomeriggio, è che la procedura seguita da Regione Lombardia non sia completamente regolare. Si contesta, in particolare, che nella documentazione ci sia un modulo non conforme alle linee guida nazionali e regionali. Non sarebbe indicato chiaramente chi ha operato la valutazione in merito allo screening delle ricadute sulla garzaia di cascina Portalupa.
Si torna quindi a quello che, secondo gli ambientalisti, sarebbe il punto debole del progetto con cui si punta a portare a Parona 137.500 tonnellate di fanghi all’anno per l’essiccazione: l’impianto sarebbe troppo vicino alla zona speciale di conservazione protetta dalla Direttiva europea “Rete Natura 2000” e le conseguenze su quell’area non sarebbero state analizzate correttamente.
La mancanza di valutazioni in merito era stata sollevata nei giorni che avevano preceduto l’ultima conferenza dei servizi. Alla riunione, Lomellina Energia, proponente del progetto, aveva presentato lo “screening”: quella che era considerata, secondo gli ambientalisti, la carta mancante. Ora, con questa denuncia alla Commissione europea, si va a contestare proprio la validità di questo documento.
Gli uffici di Bruxelles esamineranno la denuncia sulla base della legislazione applicabile e faranno le loro valutazioni. La Regione, intanto, ha dato l’autorizzazione finale. Solo un’azione legale, a questo punto, potrebbe fermare la realizzazione dell’impianto.