A oltre dieci anni dalla chiusura, nella sede del tribunale di Vigevano ci sono ancora dei documenti che non sono mai stati traslocati a Pavia. La motivazione è stucchevole: nel palazzo di giustizia di Pavia non c’è posto. L’ennesima contraddizione dell’accorpamento degli uffici giudiziari, che sarebbe dovuta servire per ridurre le spese e migliorare l’efficienza ma che invece ha finito per provocare l’effetto contrario, è emersa nel corso dell’audizione della rappresentanza vigevanese in Regione, con le parole del sindaco Andrea Ceffa. L’ex presidente dell’ordine degli avvocati cittadino, Giuseppe Madeo, ha rincarato la dose: altri documenti, infatti, sono conservati nei locali dell’ex macello. Risalgono addirittura a quando a Vigevano c’era la pretura. Anche questi, per le competenze territoriali in vigore ormai dal 2011, dovrebbero essere trasferiti a Pavia, ma la risposta è sempre quella: non c’è posto.
D’altronde il disastro che si sarebbe generato dall’accorpamento era evidente a tutti. Per fare solo un esempio, al tribunale di Vigevano c’erano sei aule per le udienze, a Pavia se ne trovano la metà. Ecco quindi che la città ducale sta cercando di cavalcare con forza l’opportunità arrivata dalla proposta di legge presentata in Regione per dare la possibilità ai territori che lo vorranno di chiedere di riaprire i tribunali. La commissione Affari istituzionali ha sentito i rappresentanti della città che potrebbe essere tra le prime a fare richiesta qualora la legge venisse approvata.
La proposta di legge sta ricevendo sempre più consensi all’interno del Consiglio regionale e il caso Vigevano potrebbe venire allegato al dossier da presentare a Roma, per dimostrare che ci sono già richieste per riaprire tribunali. Apprezzamenti sono giunti sia dal centrodestra che dal centrosinistra a significare che, almeno a Milano, la strada potrebbe essere in discesa. Sarà però Roma a decidere, perché la legge dovrà essere approvata anche dal Parlamento. L’avvocato Madeo ha invitato i consiglieri regionali a fare presto, perché tra un anno ci saranno le elezioni politiche e quello sarà il tempo limite per ottenere i voti di Camera e Senato, pena la perdita di tutto il lavoro svolto.