Il tempo è scaduto. Anche la delibera di Regione Lombardia approvata appena la scorsa settimana, che consente prelievi straordinari dai laghi, arriverà in ritardo, perché richiede 10 giorni per essere messa in pratica. 10 giorni non ci sono, l’acqua è finita e qualcuno nel frattempo perderà il raccolto. Anzi, c’è chi ha fatto i conti e sta trinciando il mais: facendolo adesso, anziché ad agosto come di consueto, perderà il 70% del raccolto ma forse è meglio dire che è sicuro di salvarne almeno il 30%.
Tra milanese e pavese il consorzio Est Ticino Villoresi ha già avviato le turnazioni: una settimana si irrigheranno alcune zone, l’altra settimana le altre. Acqua per tutti non ce n’è. Le conseguenze pratiche della crisi idrica che si sta fronteggiando da mesi sono adesso evidenti. Confagricoltura Pavia ha inviato una lettera alla Regione e ai vari enti competenti indicando 15 azioni da attuare subito per salvare il raccolto. Una è l’utilizzo dei bacini delle centrali idroelettriche, da cui si potrebbe ricavare acqua per due settimane di irrigazione.
Occorre però muoversi subito, perché, come detto, tra una settimana sarà già troppo tardi. Su questo concorda anche Coldiretti, che, con il presidente provinciale Greppi, rimarca come alle dichiarazioni di disponibilità da parte di Regione e gestori dei bacini idroelettrici non siano ancora seguite azioni concrete. A rischio è il 30% della produzione agricola nazionale: oltre un miliardo di euro.
Secondo Legambiente si preannuncia una “battaglia dell’acqua” tra i grandi utilizzatori, agricoltori e produttori di energia elettrica in primis. Il tutto mentre i fiumi muoiono. Meno acqua significa più concentrazione di inquinanti e temperature più alte. Male per i pesci e bene per le alghe, che stanno proliferando. Le immagini del canale che dalla centrale idroelettrica di Vigevano arriva al Ticino, ormai ricoperto di verde, sono lì a dimostrarlo.