Quali sono stati i comportamenti degli italiani di fronte all’epidemia causata dal Covid-19? E’ questa la domanda a cui hanno cercato di rispondere gli esperti del CIRSIS, il Centro Interdipartimentale di Studi e Ricerche sui Sistemi di Istruzione Superiore dell’Università di Pavia.
Nei giorni scorsi è stata effettuata un’indagine attraverso interviste telefoniche su un campione di 1.500 cittadini, 700 dei quali residenti nelle tre regioni più colpite dall’epidemia (Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna). Le interviste hanno cercato di fare chiarezza sul livello di allarme sociale provocato dall’epidemia, sulla preoccupazione per le sue conseguenze e sui mezzi utilizzati dai cittadini per informarsi durante la crisi, ma anche sui comportamenti adottati e sulla fiducia nei confronti dei provvedimenti presi. Una lettura dei primi risultati ha offerto alcuni spunti decisamente interessanti, sottolineano gli esperti.
Nella prima metà di marzo la piena percezione del pericolo rappresentato dalla diffusione del virus è stata lenta e territorialmente differenziata, anche se i primi tre provvedimenti governativi hanno contribuito notevolmente a intensificare questa percezione. A suscitare maggiore preoccupazione sono gli atteggiamenti e i comportamenti delle persone più anziane e meno istruite, due caratteristiche che spesso combaciano: in particolare, gli anziani, pur tenendosi informati attraverso i telegiornali sono tra coloro che si sono preoccupati di meno e che hanno adottato condotte prudenti meno degli altri; questo, si legge nel report, potrebbe aver contribuito alla rapida crescita del contagio in questa parte della popolazione.
L’indagine, tra le altre cose, sottolinea anche la preoccupazione degli italiani per le conseguenze dell’epidemia sull’economia nazionale, ma anche un’altissima fiducia verso gli attori che rappresentano il mondo della scienza e della sanità.