Erano indiscrezioni, sono diventate parole, scritte nere su bianco in una comunicazione ufficiale. Il vincolo sul secondo anello del Meazza ci sarà. E – anzi – era impossibile da non mettere. Così la Soprintendenza di Milano ha ufficialmente messo la pietra tombale su qualunque possibilità di abbattere lo stadio, come prevedeva invece il progetto originario di Inter e Milan.
Diversi gli elementi architettonici da tutelare, secondo le Belle Arti, all’interno del secondo anello, a partire dal disegno dei 132 portali che sostengono le gradinate e – soprattutto – le rampe di accesso che avvolgono l’intero impianto. Sono queste, infatti, secondo la Soprintendenza, a conferire al Meazza il suo inconfondibile ed iconico aspetto.
Per questo, l’ente che tutela le Belle Arti ha ritenuto di poter comunicare, in via anticipata, l’impossibilità di negare la sussistenza di un interesse culturale semplice del secondo anello, in vista della futura verifica. Futura perché il vincolo scatterà quando il secondo anello – realizzato nel 1955 – compirà 70 anni, ossia nel 2025.
E – con i muri del Meazza – restano e resteranno in piedi anche le polemiche, in primis quelle del centrodestra.
Sul fronte diametralmente opposto rispetto al centrodestra, i Verdi guidati dal capogruppo Carlo Monguzzi, uno dei volti della difesa strenua del Meazza, ha lanciato un appello al Comune e ai tifosi di Inter e Milan, chiedendo loro di fare pressioni sulle dirigenze dei club affinché invertano la rotta e ristrutturino il Meazza, anziché costruire il proprio stadio fuori città. Quella barca però – soprattutto dopo le ultime mosse delle squadre – ormai sembra essere salpata.