La battaglia per il Meazza è alle porte ed è meglio arrivarci con le penne ben affilate. Perché lo scontro sembra sempre più rotolare su un piano inclinato che porta dritti nell’aula di un tribunale. A scaldare le carte bollate è il Comitato Si Meazza, che annuncia un ricorso al Tar e un esposto alla Corte dei conti per danno erariale.
Ma c’è anche chi vuole coinvolgere nella lotta l’intera cittadinanza. Da poche ore è infatti possibile aderire alla raccolta firme per indire un referendum sul destino di San Siro. A promuovere la consultazione pubblica, tra gli altri, ci sono l’ex candidato sindaco di Milano in Comune, Gabriele Mariani, e l’ex assessore radicale della prima giunta Sala, guarda caso alla partecipazione, Lorenzo Lipparini.
Ma la sfida è anche all’interno di Palazzo Marino e, in particolare, nella stessa maggioranza. Ci sono i Verdi, il cui capogruppo Carlo Monguzzi è andato su tutte le furie nell’ultima seduta del Consiglio Comunale, accusando la sua stessa giunta di voler prendere in giro l’aula sul tema del dibattito pubblico.
Mal di pancia anche all’interno del Partito Democratico con il consigliere Alessandro Giungi che non nasconde la delusione per lo svilimento del ruolo del Consiglio comunale e il suo collega, Rosario Pantaleo, che è intervenuto all’ultima assemblea del Comitato Si Meazza.
Per il centrodestra, il leader della Lega Matteo Salvini invoca l’opzione due stadi, già lanciata da Ignazio La Russa, ma rilancia ulteriormente, chiedendo di inserire il Meazza tra siti Patrimonio dell’Unesco. Tra i banchi di forza Italia, invece, si registrano l’opposizione al progetto dei club dell’ex presidente del consigliere comunale, Marco Bestetti, e i dubbi del capogruppo Alessandro De Chirico che chiede di conoscere con precisione cosa sorgerà nel nuovo distretto.
Già, perché il miliardo e duecento milioni che i club mettono sul piatto dovranno avere ricadute anche sul quartiere. E per molti, qualche render dello stadio non è affatto sufficiente.