Salta, o almeno così sembra, il dibattito pubblico sul futuro dello stadio Meazza e dell’area circostante. A promuoverlo erano stati nei giorni scorsi quei, partiti, comitati e singole personalità che si sono schierate a difesa dello storico impianto. Ora però arriva lo stop degli uffici di Palazzo Marino, perché lo strumento del dibattito pubblico è definito da un regolamento comunale, che prevede che questo possa essere avviato solo per opere comprese tra i 5 e i 300 milioni di euro.
Il progetto di Inter e Milan però è di gran lunga al di sopra di questa cifra: si era parlato di 1,2 miliardi di euro prima che le volumetrie concesse dall’Amministrazione venissero riportate all’interno del perimetro previsto dal Pgt. Non si sa dunque a quanto ammonti esattamente l’investimento, ma lo stadio da solo dovrebbe cubare circa 600 milioni.
Per cifre così alte, dunque, non si guarda al regolamento comunale, ma ci si deve rifare alle norme nazionali, che possono però essere aggirate se si fa ricorso alla legge sugli stadi. Ergo, niente dibattito pubblico.
Il comitato Si Meazza minaccia ricorsi a Tar e Coorte dei Conti e continua a parlare di referendum, cosa che resta nelle possibilità di consiglieri comunali e cittadini, ma chi ha proposto il dibattito pubblico, ossia il capogruppo di Europa Verde, Carlo Monguzzi non intende fermarsi davanti ad ostacoli burocratici.
Nella seduta del Consiglio Comunale di ieri/lunedì sera, Monguzzi ha spiegato di voler portare avanti con la delibera presentata, agendo in deroga ai pareri di legittimità, affermando di prendere atto del parere contrario degli uffici, ma di voler proseguire ugualmente.
Per Monguzzi, questa impasse sarebbe dovuta solo a un codicillo che si potrebbe modificare. Di tutt’altro avviso il sindaco Beppe Sala, che ha sottolineato come i regolamenti non possano adattarsi alle singole situazioni.