Sono passati 50 anni dal 17 maggio del 1972, quando poco dopo le 9 del mattino, Luigi Calabresi, all’epoca commissario della Polizia di stato, veniva freddato da due uomini di Lotta Continua, a pochi passi da casa sua.
Alla base dell’omicidio, il ruolo che Calabresi avrebbe avuto secondo i suoi assassini nella morte di Giuseppe Pinelli, l’anarchia che nell’ottobre del 1969 era stato accusato inizialmente della strage di piazza fontana, e caduto da una d finestre della questura.
Oggi, proprio nel cortile della Questura di Milano, si trova il Busto di Calabresi e qui, il capo della polizia, Lamberto Giannini, il prefetto, Renato Saccone, il questore Giuseppe Petronzi e la famiglia del commissario, dalla vedova Gemma Capra ai tre figli, hanno reso omaggio alla sua figura, in un anniversario così importante.
Prima della cerimonia laica, si è tenuta quella religiosa, all’interno della vicina basilica di San Marco, dove l’arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, ha voluto ricordare “Un servitore dello Stato che 50 anni fa ha subito la violenza ingiusta e insensata”.
Al fianco della famiglia, ovviamente anche le istituzioni e i vertici delle forze dell’ordine.
Dopo la cerimonia per calabresi, sui muri esterni della Questura, sono state deposte le corone di fiori per le vittime della strage di via Fatebenefratelli del 17 maggio 1973, quando, proprio mentre si stava celebrando il primo anniversario della morte di Calabresi, una bomba a mano piovve sulla folla, nel tentativo di raggiungere il primo ministro, Mariano Rumor. L’attentato fallì, ma sul marciapipede rimasero i corpi senza vita di 4 persone, oltre a 52 feriti.