C’è la cultura del ricordo e quella della testimonianza. Intimamente connesse tra loro possono però assumere forme molto diverse tra loro. C’è chi ricorda a parole, davanti a una lapide e una corona di fiori. C’è chi, di quelle stesse parole cerca di rinnovare la testimonianza, affidandosi alle nuove tecnologie.
Così Milano celebra il Giorno della Memoria, il momento che ogni anno viene dedicato al ricordo delle vittime del folle sterminio perpetrato dai regimi nazifascisti.
Lo fa davanti ad esempio all’ex albergo Regine, trasformatosi il 13 settembre del 1943 nel quartier generale delle SS a Milano. Dalle sue stanze furono interrogati, torturati, assassinati moltissimi antifascisti, partigiani ed ebrei. Da qui, per molti, inizio il drammatico viaggio verso la deportazione nei lager.
Ma il ricordo e la testimonianza di quelle efferatezze possono scaturire anche grazie alle nuove tecnologie. Succede alla Casa della Memoria, dove grazie all’ospitalità dell’Aned, l’Associazione Nazionale Ex Deportati, si è riunita la Task force per lo studio dell’Olocausto e della sua Negazione di Wikipedia per un edit-a-thon, ossia una maratona di scrittura di nuove voci sull’Olocausto della grande enciclopedia online. Perché la testimonianza deve cominciare da fonti attendibili.