Il caro energia è l’ennesima stangata per il settore ricettivo e quello della ristorazione, è l’allarme lanciato da Confcommercio Lombardia, che evidenzia come l’aumento di luce e gas dell’ultimo periodo, rischi di mettere in ginocchio ristoranti, alberghi e attività stagionali, procurandone la chiusura anticipata per il finale della stagione estiva e conseguenti aperture a singhiozzo per l’autunno.
Nel settore alberghiero, ad esempio rivela l’associazione dei commercianti, c’è chi sceglie di concentrare gli ospiti in alcuni piani delle strutture per risparmiare costi energetici. Una soluzione comunque non alla portata di tutti, ma solo degli operatori con a disposizione strutture più organizzate.
Secondo Carlo Massoletti, vicepresidente vicario di Confcommercio Lombardia, infatti – “Tra gli operatori dei pubblici esercizi inizia a serpeggiare l’idea di calibrare le aperture, valutando giorni e fasce orarie specifiche in base alle caratteristiche della propria attività e del territorio in cui si opera. In alcune località turistiche, inoltre, alcune attività stagionali chiuderanno i battenti, rinunciando di fatto al lavoro delle prossime settimane, per non subire un danno economico, avendo costi di gestione assai superiori agli incassi”.
Una situazione estremamente difficile che riguarda tutte le categorie del terziario nazionale come evidenziato dall’Ufficio Studi di Confcommercio, che stima una spesa in energia di 33 miliardi di euro (6,5 in Lombardia), rispetto agli 11 miliardi del 2021, con 120.000 imprese e 370.000 posti di lavoro a rischio nel primo semestre del 2023.