Per la famiglia di Francesca Quaglia, la ragazza di 28 anni uccisa il 29 agosto mentre era in sella alla sua bici nel quartiere di Porta Romana, non si è trattato di una “tragica fatalità”. A farlo sapere in una nota è stato il legale della famiglia della ragazza, originaria di Medicina, in provincia di Bologna, “su incarico dei familiari”.
“Le indagini hanno permesso di ricostruire che il camion, urtando con la parte anteriore la parte posteriore della bicicletta, ne ha provocato il ribaltamento, travolgendola e continuando ad avanzare nonostante la collisione”. Ha scritto nero su bianco l’avvocato.
“Contrariamente a quanto sinora riportato da alcuni organi di stampa la mattina del 29 agosto Francesca si trovava in sella alla sua bicicletta, procedendo nella medesima direzione del camion che ha provocato l’incidente, tamponandola da dietro”, scrive il legale.
Le “gravissime lesioni derivanti dal tamponamento causato dall’autocarro hanno determinato la morte pressoché istantanea di Francesca che, prima di quel momento, era in perfette condizioni di salute e con un promettente futuro ad attenderla”.
Da una prima ricostruzione la ragazza e il mezzo pesante erano fermi al semaforo all’incrocio di Piazza Medaglie d’oro: quando è scattato il verde la bici sarebbe stata investita dal mezzo. A nulla sono serviti i soccorsi.
Dall’inizio dell’anno sulle strade di Milano hanno perso la vita cinque ciclisti, quasi sempre investiti da mezzi pesanti.