Quattro società accusate di aver ottenuto quasi 100mila euro di soldi pubblici per l’emergenza coronavirus senza un reale bisogno. È solo l’inizio dell’operazione della Guardia di Finanza di Gorgonzola che ha scovato alcuni ‘furbetti’ che hanno cavalcato l’onda della crisi sanitaria per trarne un vantaggio personale.
Fra le tante aziende che faticano a stare a galla e rispettano le regole si nascondono imprese che truccano le carte, nascono da un giorno all’altro e fanno figurare assunzioni fittizie solo per prendere i contributi, costringono i dipendenti a lavorare da casa quando sono in cassa, accedono agli aiuti pur senza registrare cali di fatturato.
Solo sul territorio della Città metropolitana gli ispettori dell’Inps di Milano, da quando è esplosa la pandemia, hanno passato al setaccio oltre 35mila aziende beneficiarie della cassa integrazione per i dipendenti, con un lavoro certosino di incrocio dei dati e di analisi dei fatturati di ditte che hanno chiuso e hanno continuato a lavorare durante il lockdown. I risultati dell’attività di intelligence finora hanno fatto scattare l’allarme rosso su oltre 330 aziende, fra cui 86 per possibili assunzioni fittizie, di parenti o conoscenti fatti figurare come dipendenti per garantirgli uno stipendio con soldi pubblici. Altre sette ispezioni sono scattate in seguito a segnalazioni arrivate all’Inps. Infine quattro società sono finite sotto la lente, in una attività congiunta con i carabinieri del Nucleo Ispettorato del lavoro, per problematiche in ordine all’erogazione della cassa integrazione ai lavoratori.