Il Parco del Ticino a Sea di sviluppare un progetto alternativo del Msterplan Malpensa 2035, un’alternativa che non si basi sul bruciare territorio protetto del Parco e 44 ettari di brughiera, un’area di straordinaria importanza sotto il profilo ambientale, non riproducibile, non replicabile, di fatto non compensabile per l’insieme delle caratteristiche dell’habitat. Che però l’area dove
si è concentrata la proposta di ampliamento dell’area Cargo City nell’ambito del Masterplan Malpensa 2035, nonostante all’interno del sedime aeroportuale ci siano altre notevoli possibilità di sviluppo, peraltro andandosi ad incuneare nell’habitat in modo da tale da compromettere indirettamente una superficie maggiore.
Il Parco del Ticino ha più volte ribadito la necessità di modificare l’approccio progettuale, ad oggi impostato sull’opzione più facile e più comoda sotto il profilo aeroportuale, ma non certo l’unica possibile.
Nei giorni scorsi si è svolto un incontro tecnico tra Sea, Enac ed il Parco, assistito da uno studio di ingegneria specializzato in progettazione aeroportuale. Da tale confronto è emerso chiaramente che l’alternativa proposta da Sea e Enac, risulta quella di più semplice attuazione sotto il profilo tecnico, ma che non tiene in debito conto tutta una serie di aspetti ambientali.
Ad esempio, quelle denominate 2 e 2A – sulle quali il Parco del Ticino da tempo chiede di concentrarsi – presenterebbero solo alcuni piccoli aspetti di ‘attenzione’ sul piano tecnico, assolutamente risolvibili a livello progettuale e gestionale.
“Se ci si ostinasse nel voler consumare suolo pregiato, un habitat dal valore ambientale che non sarebbe mai più ricostituibile, sarebbe davvero un’occasione persa verso le affermazioni di sostenibilità e transizione ecologica su cui si concentra l’attenzione di tutti ma che, alla luce di quanto sta accadendo, resterebbero solo belle parole se la brughiera venisse trasformata.
I cambiamenti climatici non sono un evento scaturito dal nulla, ma sono semplicemente la conseguenza di azioni come questa non correttamente impostate che, in nome del profitto ad ogni costo, hanno trascurato e sottovalutato le esigenze del pianeta”.
Le infrastrutture pubbliche, a nostro avviso, non possono assolutamente non tenere conto dell’esigenza di evitare nuovi e ulteriori impatti sugli habitat ad altissima valenza naturalistica, soprattutto quando esistono alternative assolutamente percorribili: come nel caso del Masterplan Malpensa 2035.