Il proiettile che ha raggiunto e ucciso Youns El Boussettaoui, lo scorso 21 luglio in piazza Meardi a Voghera, non si è espanso all’interno del corpo della vittima e lo stesso sarebbe accaduto nel corso di un test in laboratorio condotto dai Ris di Parma con un altro dei proiettili contenuti nel caricatore della pistola di Massimo Adriatici. Lo hanno affermato gli avvocati difensori dell’ex assessore alla sicurezza che, lunedì mattina, con i periti di parte e i legali che difendono la famiglia del 39enne marocchino ucciso, hanno seguito il sopralluogo dei carabinieri del Reparto investigazioni scientifiche.
Dopo l’incontro presso la caserma di via Verdi, attorno alle 12 i militari, in borghese, si sono portati sul luogo del delitto. Le verifiche si sono concentrate sull’angolo di ripresa della videocamera privata che, al momento, avrebbe fornito l’unico video, seppur parziale, di quei drammatici istanti. Le altre due videocamere pubbliche infatti, sebbene posizionate in luoghi più favorevoli, come noto non avrebbero ripreso alcunché.
Quella più vicina sembra fosse puntata su un altro lato della piazza mentre l’altra non avrebbe registrato nulla. I carabinieri del nucleo speciale stanno inoltre proseguendo con le verifiche balistiche a ritmo serrato per arrivare a mettere alcuni punti fermi in una vicenda che, da quasi due mesi, è sotto i riflettori dell’opinione pubblica.