Saranno alcuni esperti bresciani a stabilire quando e come intervenire per mettere in sicurezza il versante e riaprire la provinciale che collega Varzi alla val Curone. Qui, lungo la provinciale 166, lo scorso 19 dicembre, si è abbattuta una grossa frana che ha di fatto interrotto i collegamenti con alcune frazioni come Cella e Nivione e con il territorio alessandrino. Lo studio di Geologia, con sede a Lonato del Garda, nei giorni scorsi è intervenuto su incarico della Provincia di Pavia e del Comune di Varzi per posizionare due sismografi, apparecchi in grado di monitorare con precisione eventuali movimenti del terreno.
Entro fine gennaio gli esperti dovrebbero consegnare una perizia e un progetto che tenga conto da un lato dell’esigenza di riaprire la strada per evitare i disagi e il parziale isolamento delle frazioni con circa 100 residenti, dall’altro la precarietà dell’intero versante che necessita di un intervento radicale di messa in sicurezza per evitare, nel medio periodo, il rischio di altri smottamenti. Secondo quanto emerso fin qui sebbene il terreno si presenti solido e roccioso, sarebbe friabile e soggetto a questi scivolamenti.
Per questo, oltre all’installazione di nuove e più potenti reti para-massi, è emersa con maggior forza l’ipotesi di un tunnel scatolare sul modello di quelli impiegati per la prevenzione delle slavine, in grado di coprire il tracciato stradale proteggendolo e impedendo ulteriori danni. Quale che sia l’intervento per cui opteranno i tecnici, il costo potrebbe essere piuttosto salato per le casse pubbliche e aggirarsi tra il milione e mezzo di euro e i 2 milioni. Per questo – hanno spiegato Provincia e Comune – sono già state attivate tutte le procedure burocratiche per la richiesta dei fondi a Regione Lombardia.