Amaro sfogo della moglie di Thomas Mastandrea, il 42enne vittima dell’omicidio di via Cascina Nuova Litta a Gambolò, dopo aver saputo che la difesa di Giovanni Vezzoli, accusato dell’uccisione, ha chiesto la scarcerazione del proprio assistito. “L’assassino di mio marito – sono le parole della signora Giusy riportate dai suoi legali – ha commesso un atto gravissimo, e lo ha fatto proprio con l’intenzione di uccidere: deve restare in carcere. Thomas – continua la vedova – non me lo restituisce nessuno: non posso pensare che chi me l’ha portato via in modo così violento e crudele possa continuare a vivere tranquillamente nella sua casa”. La richiesta di scarcerazione, infatti, si abbina a quella di dissequestro della villa in cui è avvenuto il delitto.
È arrivato intanto, dopo tre mesi e mezzo, il nulla osta della Procura per la sepoltura della vittima. La famiglia fa sapere che non verrà celebrato un funerale: lunedì ci sarà un breve saluto da parte dei suoi congiunti in obitorio, poi si procederà alla cremazione. La salma era stata trattenuta per permettere ai Ris di Parma di svolgere accertamenti tecnici irripetibili per stabilire con esattezza la posizione e la distanza da cui sono partiti i colpi di fucile fatali.
A esploderli, il 5 giugno scorso, fu Giovanni Vezzoli, mentre Thomas Mastandrea stava caricando in auto le valigie: la vittima voleva portare via la madre da quella casa in cui operava come badante, perché il datore di lavoro non intendeva metterla in regola. Questo il motivo della lite poi degenerata quando Vezzoli, accusato di omicidio premeditato, ha imbracciato il fucile. Alla fine delle indagini preliminari manca ancora qualche mese: la famiglia, attraverso i suoi legali, esprime la speranza che si possa celebrare velocemente il processo.